The infiltrator by Robert Mazur

The infiltrator by Robert Mazur

autore:Robert Mazur [Mazur, Robert]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852085239
editore: Mondadori
pubblicato: 2018-02-17T16:00:00+00:00


XIV

Il cartello invade Parigi

Hôtel de La Trémoille, Parigi, 22 maggio 1988

L’odore di scotch riempì la mia stanza quando Mora e Ospiña vi fecero irruzione, grandi sorrisi e occhi arrossati. Avevano fatto baldoria per tutta la durata del viaggio da Medellín a Parigi. Per quanto in passato avessi bevuto in loro compagnia, non mi sembrava un comportamento sensato per due uomini a guardia delle porte di un’organizzazione letale come il cartello. Questo non impedì a Ospiña di chiedermi se poteva dare l’assalto al mio minibar. Ne aveva bisogno.

In uno spagnolo un po’ impastato, mentre rovistava tra le bottigliette, spiegò che gli uomini di Don Chepe avrebbero investito un milione di dollari nella BCCI di Parigi e altri quattro in una banca tedesca controllata dallo zio di Armbrecht. Cifre che erano poco più di una goccia nell’oceano. Lo scotch gli aveva fatto abbassare la guardia: Ospiña aveva la lingua sciolta e dichiarò che era importante che convincessi i rappresentanti di Don Chepe che avevo le risorse per ripulire e investire i soldi dell’organizzazione in tutta sicurezza. Mi avvisò che Armbrecht godeva di grande autorità. L’altro uomo che avrebbe partecipato alla riunione per conto di Don Chepe, l’avvocato e consigliere Santiago Uribe, sovrintendeva a molte delle operazioni del cartello.

Le intenzioni di Ospiña erano di unirci tutti ad Armbrecht e Uribe per cena quella sera, ma Chinoy ci aveva già invitati con Howard, Hassan e le loro famiglie. Armbrecht e Uribe avrebbero dovuto aspettare. Javier non la prese bene: come potevo far aspettare Armbrecht? Gli dissi che ero venuto a Parigi per molte ragioni e non doveva dare per scontato che avessi fatto 13.000 chilometri esclusivamente per i loro affari. Ospiña doveva capire che non c’era solo lui in ballo.

I colombiani avevano le palle e nessuno scrupolo, una combinazione rischiosa. Ma non potevamo lasciarci intimidire. Dovevo mostrarmi sicuro di me, freddo e calcolatore quanto loro. Era gente che percepiva la paura, sempre pronta a cogliere se una persona non era ciò che sembrava. Ma al punto in cui eravamo era più probabile finire ammazzati dal fuoco amico, che da loro.

Dal momento che la maggior parte dei soldi del cartello di norma passava da Panama, los duros avevano un bisogno disperato di altre opzioni. Il denaro faceva marcia indietro e lo scontro tra Noriega e gli Stati Uniti stava causando un impasse bancario. Se fossimo riusciti a vendere il nostro sistema alternativo, avremmo conquistato una grossa fetta dei loro affari. Un progetto sensato. Ma Javier era ubriaco e noi avevamo i nostri programmi.

Emir riportò Ospiña e Mora al loro albergo, poi tornò con quest’ultimo, accompagnato dalla moglie. Ci disse che altri esponenti del cartello, compreso Don Chepe, avrebbero raggiunto Armbrecht e Uribe. Un dettaglio importante. Saremmo stati in minoranza e a me servivano maggiori dettagli sul loro entourage. Di sicuro Don Chepe non viaggiava senza gorilla.

Inoltre Gonzalo era preoccupato che il comportamento di Ospiña non fosse gradito ad Armbrecht e Uribe. Dovevamo prendere le distanze dalla sua stupidità. Mora ci aiutò a elaborare una strategia per trattare con gli uomini di Don Chepe.



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